Purtroppo scomparsa dall'acquisizione Renault nel 1983, la Matra in realtà ha
origine ben lontane, sia in termini di tempo che di tipologia di mezzi. Matra infatti nasce nel 1946 come costruttore Aerospaziale.
La Matra Automobili nasce nel 1969 e diviene Matra-Simca grazie all'accordo con la Chrysler.
Successivamente, nel 1978, il Gruppo PSA (Peugeot-Citroen) trasforma la Simca in Talbot e nel 1983 avviene la definita acquisizione
da parte di Renault che mette fine al marchio francese, mantenendo la storica sede di Romorantin dove viene
costruito l' Espace fino al 2002. Insomma una storia piena di incertezze, ma che ha comunque permesso alla Matra
Automobili di costruire vetture vincenti per le gare di Formula e per le gare Sport-prototipi (oltre alle auto stradali).
La Matra Automobili è anche ricordata perchè tutti i suoi prodotti, come l' Alpine, sono in vetroresina. E' inoltre famosa per aver
introdotto l'auto a 3 posti, la Baghera. La sua produzione termina con la Murena e con il progetto M23, che altro non è che l' Espace della
Renault.
Come dicevo, la Matra Automobili è anche famosa per le gare Sport (va ricordata ad esempio la M640, guidata da Henri Pescarolo..)
Negli anni '50, Deutsch, Renè Bonnet e Jean Redelè collaborano assieme modificando una Panhard. La storia vede però
Redelè proseguire verso la Renault, fondendo a Dieppe l' ALPINE.
Rene Bonnet invece prosegue la costruzione di una sua trazione posteriore, la DJET I, montando il motore della R8.
A metà anni '60, la Matra Automobili acquisisce l'azienda di Bonnet ed evolve la DJET. Dal 1963 al 1968, la DJET (o anche JET dipende
dal modello), vede la luce con 6 differenti versioni, dalla I alla VI.
I motori cambiano da 995cc a 1255cc, con potenze da 70cv a 105cv.
Tra questi anche il motore R8 preparato da Gordini montato sulla DJET 5S.
Esteticamente quasi sempre simile se non fosse per gli interni e per il posteriore con la serie Bonnet
con una specie di rostri in verticale a lato dei fanali posteriori.
La linea ricorda di profilo quello della Opel GT e la parte anteriore ricorda l'Alpine A110.
All'interno è impossibile riuscire a parlare normalmente in quanto il motore (posteriore centrale) è a pochi cm dal sedile
lato guidatore. Inoltre la cupola posteriore non fa assolutamente uscire il calore creato dal propulsore, cosicchè
nell'abitacolo non è facile trovare il confort necessario.
La guidabilità è invece perfetta, con una massima tenuta di strada (se non fosse per gli stretti pneumatici).
Nel complesso la DJET è un'auto interessante dal punto di vista storico perchè risulta essere tra le prima "tutto dietro"
particolarmente performanti (ha anche corso alla 24 di Le Mans).
Allego alcuni articoli tratti dalle riviste francesi e italiane.